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A Torrita,

per il Palio dei Somari


La competizione, toscani, ce l’hanno nel dna. In questo caso, però, alla sfida (che c’è ed è entusiasmante) si accompagnano anche tanta ironia e voglia di divertirsi.

Merito dei ciuchini, che il prossimo 22 marzo, come ogni anno, saranno i primi a non prendersi troppo sul serio!


La distanza non è eccessiva, almeno in termini geografici, rispetto al Palio “principe” della tradizione toscana, quello che si corre due volte l’anno a Siena. Eppure sono sostanziali e numerose, le differenze con il Palio dei Somari che quest’anno va in scena Il 22 marzo a Torrita di Siena, nel cuore della Valdichiana. Rispetto ai più blasonati cugini del capoluogo, la storica sfida allestita per la festività di San Giuseppe coinvolge otto contrade – le quattro porte dell’antico castello medievale (Porta a Pago, Porta a Sola, Porta a Gavina e Porta Nova) e i quattro rioni del paese (Stazione, Refenero, Le Fonti e Cavone)- anziché dieci. Cambiano poi i protagonisti a quattro zampe: i destrieri sono infatti asini, simbolo della dedizione al lavoro e della dura fatica che in quest’angolo di Toscana hanno un valore quasi sacrale. Fortis humilisque è il motto del paese.


Battaglieri per tradizione


L’aria di festa riempie il paese già da inizio marzo, con le bandiere delle contrade che colorano le strade, ma è dalla settimana che precede il Palio che i volontari dell’associazione San Giuseppe organizzano balli medievali, duelli tra arcieri e cavalieri, esibizioni di falconieri, giocolieri e cantastorie, spettacoli degli sbandieratori e dei tamburini, mentre vengono aperte le quattro taverne gestite dalle contrade che servono le specialità locali, dai pici alla bistecca di chianina. Dopo il banchetto propiziatorio e la benedizione del palio, sin dalla mattina di domenica gli occhi di tutta Torrita sono concentrati sullo spiazzo del Gioco del Pallone esterno alla cinta muraria del paese, dove arriva il corteo storico partito dalla chiesa di Santa Flora e Lucilla e formato da figuranti con abiti del ‘400. Nel primo pomeriggio vengono abbinati gli asini alle contrade e il Palio può iniziare: si gareggia a coppie di due, con quattro batterie eliminatorie e una finale con le migliori cinque. Nei tre giri della pista il branco di somari (letteralmente…) si dà battaglia non sempre con l’obiettivo di tagliare per primo il traguardo: tra chi trotterella avanti e indietro, chi si ferma a riposare e chi preferisce disarcionare il fantino, risate e colpi di scena sono garantiti. Nessuno si prende troppo sul serio – altra grande differenza rispetto a Siena – e alla fine lo spirito resta leggero e conviviale nonostante la rivalità, come in ogni borgo toscano, sia scritta nel dna e sia cementata da secoli di battaglie. Lo si evince dall’assetto stesso di Torrita di Siena, in fondo circondato dalle colline della Valdichiana, il paese è a tutti gli effetti l’evoluzione urbanistica di un castello fortificato, con le case, le chiese e i luoghi di socialità che si sono moltiplicati intorno e funzionalmente ad esso. Le testimonianze del suo passato sono ben visibili nella piazza principale, dove trovano posto il palazzo Comunale, la Torre, il teatro degli Oscuri (XVIII sec.) e la chiesa tardoromanica delle sante Flora e Lucilla. Un passatodi battaglie e assedi, quello di Torrita, che ha lasciato i segni anche nella tradizione culinaria: caratteristico di queste zone è infatti – oltre alla vacca chianina e ai pici – il pane scuro di farina della Chiana, senza sale e capace di conservarsi a lungo. Appena fuori dai confini di Torrita c’è poi l’antico borgo di Montefollonico, roccaforte medievale circondata da mura duecentesche e dalle tipiche viuzze strette e contorte.


Ghino di Tacco e la Nencia

Ad affascinare il viaggiatore sono soprattutto le stradine del centro, inclusa quella dedicata al leggendario brigante del XIV secolo Ghino di Tacco, le arcate e i vicoli che collegano le diverse porte di Torrita; ognuna di esse ha una storia che la rende unica. Basti pensare a Porta a Gavina, dove nel 1544 venne giustiziata – inchiodata al legno della porta stessa – un’anziana donna del posto,la Nencia, colpevole di essersi rifiutata di sottostare al giogo dei conquistatori fiorentini e tedeschi. Oppure a Porta a Pago, da cui fuggirono i trecento archibugieri che componevano il presidio senese posto a difesa del paese, abbandonando Torrita al suo destino.

Indirizzo

Torrita di Siena